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CORONAVIRUS - Coppa Davis, Italia-Corea Sud si gioca col pubblico
27.02.2020 02:00 di Redazione

L'allarme Coronavirus non ferma Italia-Corea del Sud di Coppa Davis: venerdì e sabato 6 e 7 marzo si gioca davanti al pubblico. Lo ha confermato il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, nella conferenza stampa di presentazione. Binaghi ha anche annunciato la presenza, all'inaugurazione e alla prima partita, del ministro dello sport Vincenzo Spadafora. "Proprio pochi minuti fa - ha detto - siamo stati contattati dal governo coreano che voleva avere la certezza far entrare in Italia giocatori e accompagnatori. Abbiamo subito risolto il problema col governo". "Se la sede fosse stata Torino - ha proseguito il n.1 del tennis italiano - si sarebbe giocato a porte chiuse. Invece in questo caso il mare, che spesso ha creato problemi, questa volta ci protegge e ci aiuta. Anche la circostanza che Italia e Corea del Sud siano entrambi Paesi coinvolti ci dà una mano: i problemi li creano magari i Paesi non coinvolti perché hanno paura poi che gli atleti non possano tornare a casa".

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CORONAVIRUS - Coppa Davis, Italia-Corea Sud si gioca col pubblico

di Napoli Magazine

27/02/2024 - 02:00

L'allarme Coronavirus non ferma Italia-Corea del Sud di Coppa Davis: venerdì e sabato 6 e 7 marzo si gioca davanti al pubblico. Lo ha confermato il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, nella conferenza stampa di presentazione. Binaghi ha anche annunciato la presenza, all'inaugurazione e alla prima partita, del ministro dello sport Vincenzo Spadafora. "Proprio pochi minuti fa - ha detto - siamo stati contattati dal governo coreano che voleva avere la certezza far entrare in Italia giocatori e accompagnatori. Abbiamo subito risolto il problema col governo". "Se la sede fosse stata Torino - ha proseguito il n.1 del tennis italiano - si sarebbe giocato a porte chiuse. Invece in questo caso il mare, che spesso ha creato problemi, questa volta ci protegge e ci aiuta. Anche la circostanza che Italia e Corea del Sud siano entrambi Paesi coinvolti ci dà una mano: i problemi li creano magari i Paesi non coinvolti perché hanno paura poi che gli atleti non possano tornare a casa".