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L'EX MILAN - Aliyu Datti: "Braida è stato un secondo padre, Ba mi aiutava tanto, ora sono in Belgio, anche qui in emergenza COVID"
08.04.2020 17:59 di Redazione Fonte: Europacalcio.it

Sfogliando i vecchi almanacchi del Milan, in quella storica e fortissima rosa del 1998/1999, allenata da Alberto Zaccheroni e laureatasi campione d’Italia a seguito di un incredibile girone di ritorno, troviamo anche il suo nome: Mohammed Aliyu Datti.

 

All’epoca ha solo 17 anni, ma nella sua prima e unica presenza in Serie A dà un grande contributo alla vittoria sul campo del Bologna, che si rivelerà fondamentale per la vittoria del tricolore: subentrato al 75' a Leonardo, il ragazzino nigeriano si procura al 90' il calcio di punizione che viene poi sfruttato al meglio da Bruno N’Gotty: i rossoneri vincono 3-2. Da lì l’indimenticabile scalata.

 

In diversi lo vedono come il nuovo George Weah, peraltro suo compagno di squadra, ma la storia va in un’altra direzione: anche per via di diversi acciacchi e infortuni, non riesce mai ad imporsi. E così nell’estate 2003, dopo altre esperienze con le maglie di Monza e Siena, Aliyu Datti saluta definitivamente l’Italia e firma con i belgi dello Standard Liegi. Proprio questa operazione di mercato consente al Milan di acquistare Kakà, in quanto il club ha un posto libero per tesserare un giocatore extracomunitario.

 

A portarlo in Italia è però il Padova, che lo ingaggia nell’estate 1997 a seguito di un viaggio in Nigeria da parte di alcuni suoi osservatori.


 Curioso è il retroscena rivelato dal presidente Cesare Viganò: “Quando lo vidi insieme a Garba non sapevo chi scegliere, erano bravi tutti e due. Ma potevo tesserarne uno: così a tavola la sera tirammo a sorte. Ed uscì Aliyu“. Il giovane attaccante diviene quindi il primi giocatore di colore della storia del club biancoscudato.

 

Queste le sue dichiarazioni: “Ora mi trovo in Belgio. Al momento anche qui è tutto chiuso per la drammatica situazione del coronavirus. Dobbiamo essere forti e restare tutti uniti, e mi dispiace moltissimo sopratutto per quello che è successo e accadendo da voi e in Spagna. 

 

Sto frequantando da casa una scuola di francese per imparare meglio la lingua. E ti dico anche una curiosità: qui in Belgio è pieno di italiani, ovunque trovo sempre qualcuno che sa l’italiano (sorride, ndr). Ma durante l’anno trascorro sempre dei mesi in Nigeria, dove ho aperto e gestisco una scuola calcio. Non è molto grande, ma voglio dare la possibilità ai ragazzi di allenarsi e di crescere. Moltissimi di loro meriterebbero almeno un’oppotunità. Ma ti dico di più: io e il mio amico Mohamed Sarr (ex Primavera di Treviso e Milan, ndr) stiamo lavorando su un progetto che comprenda l’apertura di scuole calcio anche in Senegal e Ghana“.

 

Sul Padova: “Quando andai lì, la notizia finì su tutti i telegiornali nazionali nigeriani. E tanti miei amici di Kaduna uscirono di casa e festeggiarono a lungo per le vie della città. Erano tutti felicissimi per me.

 

Padova mi piaceva tantissimo, si stava molto bene. Abitavo in una struttura del centro con altri compagni di squadra. Avevamo tutto e parlavamo molto tra di noi, non ci mancava davvero nulla.

 

Indimenticabile poi il mio esordio in Serie B, quando entrai nei minuti finali della partita contro il Monza. Sarò sempre grato a mister Pillon. Ricordo bene anche alcune mie gare con la Primavera, giocavo bene e mi dicevano: “Se continui così, un giorno andrai in una big”. Non mi sono fermato e così arrivò la chiamata dei rossoneri“.

 

Sul Milan: “Anche lì facevo un po’ con la prima squadra e un po’ con la Primavera, dove legai molto con Mirco Gasparetto. Ho ancora impresso il mio esordio in Serie A in quella partita di Bologna: Boban non stava bene e Weah era impegnato in Nazionale. Zaccheroni mi fece entrare nel finale e vincemmo. Lui, Braida, Galliani e gli altri miei compagni di squadra mi fecero i complimenti.

 

Maldini, Leonardo e Weah erano fortissimi. C’era anche Ba, che mi stava vicino e mi aiutava moltissimo. Ma la persona a cui sono più legato è Braida, era come un secondo padre. Purtroppo non ho più contatti con nessuno di quel Milan, ma sarei felicissimo se potessi risentirlo“.

 

Sul Monza: “Anche dell’annata in biancorosso conservo bellissimi ricordi. Lì inoltre ho segnato alcuni gol, di solito creavo molte occasioni pericolose ma faticavo in termini realizzativi. A Monza sono cresciuto molto. Era una società satellite del Milan, e molti di noi giovani andavano lì a farsi le ossa“.

 

Infine: “Mi piacerebbe molto in futuro tornare in Italia e portare a giocare da voi alcuni ragazzi della mia accademia in Nigeria, sarebbe un sogno. Mi sono sempre ispirato all’abilità di Braida“.

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L'EX MILAN - Aliyu Datti: "Braida è stato un secondo padre, Ba mi aiutava tanto, ora sono in Belgio, anche qui in emergenza COVID"

di Napoli Magazine

08/04/2024 - 17:59

Sfogliando i vecchi almanacchi del Milan, in quella storica e fortissima rosa del 1998/1999, allenata da Alberto Zaccheroni e laureatasi campione d’Italia a seguito di un incredibile girone di ritorno, troviamo anche il suo nome: Mohammed Aliyu Datti.

 

All’epoca ha solo 17 anni, ma nella sua prima e unica presenza in Serie A dà un grande contributo alla vittoria sul campo del Bologna, che si rivelerà fondamentale per la vittoria del tricolore: subentrato al 75' a Leonardo, il ragazzino nigeriano si procura al 90' il calcio di punizione che viene poi sfruttato al meglio da Bruno N’Gotty: i rossoneri vincono 3-2. Da lì l’indimenticabile scalata.

 

In diversi lo vedono come il nuovo George Weah, peraltro suo compagno di squadra, ma la storia va in un’altra direzione: anche per via di diversi acciacchi e infortuni, non riesce mai ad imporsi. E così nell’estate 2003, dopo altre esperienze con le maglie di Monza e Siena, Aliyu Datti saluta definitivamente l’Italia e firma con i belgi dello Standard Liegi. Proprio questa operazione di mercato consente al Milan di acquistare Kakà, in quanto il club ha un posto libero per tesserare un giocatore extracomunitario.

 

A portarlo in Italia è però il Padova, che lo ingaggia nell’estate 1997 a seguito di un viaggio in Nigeria da parte di alcuni suoi osservatori.


 Curioso è il retroscena rivelato dal presidente Cesare Viganò: “Quando lo vidi insieme a Garba non sapevo chi scegliere, erano bravi tutti e due. Ma potevo tesserarne uno: così a tavola la sera tirammo a sorte. Ed uscì Aliyu“. Il giovane attaccante diviene quindi il primi giocatore di colore della storia del club biancoscudato.

 

Queste le sue dichiarazioni: “Ora mi trovo in Belgio. Al momento anche qui è tutto chiuso per la drammatica situazione del coronavirus. Dobbiamo essere forti e restare tutti uniti, e mi dispiace moltissimo sopratutto per quello che è successo e accadendo da voi e in Spagna. 

 

Sto frequantando da casa una scuola di francese per imparare meglio la lingua. E ti dico anche una curiosità: qui in Belgio è pieno di italiani, ovunque trovo sempre qualcuno che sa l’italiano (sorride, ndr). Ma durante l’anno trascorro sempre dei mesi in Nigeria, dove ho aperto e gestisco una scuola calcio. Non è molto grande, ma voglio dare la possibilità ai ragazzi di allenarsi e di crescere. Moltissimi di loro meriterebbero almeno un’oppotunità. Ma ti dico di più: io e il mio amico Mohamed Sarr (ex Primavera di Treviso e Milan, ndr) stiamo lavorando su un progetto che comprenda l’apertura di scuole calcio anche in Senegal e Ghana“.

 

Sul Padova: “Quando andai lì, la notizia finì su tutti i telegiornali nazionali nigeriani. E tanti miei amici di Kaduna uscirono di casa e festeggiarono a lungo per le vie della città. Erano tutti felicissimi per me.

 

Padova mi piaceva tantissimo, si stava molto bene. Abitavo in una struttura del centro con altri compagni di squadra. Avevamo tutto e parlavamo molto tra di noi, non ci mancava davvero nulla.

 

Indimenticabile poi il mio esordio in Serie B, quando entrai nei minuti finali della partita contro il Monza. Sarò sempre grato a mister Pillon. Ricordo bene anche alcune mie gare con la Primavera, giocavo bene e mi dicevano: “Se continui così, un giorno andrai in una big”. Non mi sono fermato e così arrivò la chiamata dei rossoneri“.

 

Sul Milan: “Anche lì facevo un po’ con la prima squadra e un po’ con la Primavera, dove legai molto con Mirco Gasparetto. Ho ancora impresso il mio esordio in Serie A in quella partita di Bologna: Boban non stava bene e Weah era impegnato in Nazionale. Zaccheroni mi fece entrare nel finale e vincemmo. Lui, Braida, Galliani e gli altri miei compagni di squadra mi fecero i complimenti.

 

Maldini, Leonardo e Weah erano fortissimi. C’era anche Ba, che mi stava vicino e mi aiutava moltissimo. Ma la persona a cui sono più legato è Braida, era come un secondo padre. Purtroppo non ho più contatti con nessuno di quel Milan, ma sarei felicissimo se potessi risentirlo“.

 

Sul Monza: “Anche dell’annata in biancorosso conservo bellissimi ricordi. Lì inoltre ho segnato alcuni gol, di solito creavo molte occasioni pericolose ma faticavo in termini realizzativi. A Monza sono cresciuto molto. Era una società satellite del Milan, e molti di noi giovani andavano lì a farsi le ossa“.

 

Infine: “Mi piacerebbe molto in futuro tornare in Italia e portare a giocare da voi alcuni ragazzi della mia accademia in Nigeria, sarebbe un sogno. Mi sono sempre ispirato all’abilità di Braida“.

Fonte: Europacalcio.it