L'Angolo
MEDIASET - Accadde oggi: nel 1990 la monetina di Alemao
08.04.2020 10:47 di Redazione Fonte: Sport Mediaset

NAPOLI - Napoli e Milan, Maradona e Van Basten, Bigon e Sacchi: nel 1990 questo era l'asse su cui si giocò l'assegnazione dello scudetto. Ma i destini della stagione cambiarono l'8 aprile, quando il Milan uscì indenne da Bologna (nonostante un gol fantasma dei rossoblù) e il Napoli era impegnato sul campo dell'Atalanta. Ma a Bergamo, sullo 0-0, una monetina caduta dagli spalti colpì in testa Alemao, cambiando la storia. Non solo di quel campionato.

 

Una lunga battaglia tra miliardari, decisa da una monetina da 100 lire. O, per chi ha poca dimestichezza con il vecchio conio, 5 centesimi. Tanti ne bastarono per spostare in maniera forse decisiva l'ago della bilancia tra due corazzate che trent'anni fa, nel 1990, si contendevano lo scudetto: Maradona, Careca, Carnevale e Zola da una parte, Van Basten, Baresi, Maldini e Massaro dall'altra. Erano il Napoli, smanioso di conquistare il suo secondo scudetto dopo la primizia del 1987, e il Milan di Sacchi campione d'Italia e d'Europa in carica. Quell'8 aprile i rossoneri, con tanto di tricolore stampato sul petto, si presentarono a Bologna forti di un punticino di vantaggio sui rivali partenopei: un tesoro importante, in un'epoca in cui la vittoria assegnava soli 2 punti e le corazzate del campionato italiano collezionavano una goleada dopo l'altra.

 

Ben pochi potevano immaginare che sull'altro "campo centrale" della domenica si sarebbe consumato un episodio storico, e destinato anche a cambiare alcune regole del calcio nostrano: il campo in questione era quello di Bergamo. Quell'Atalanta era una squadra di respiro europeo, esattamente come il Bologna (avrebbero finito la stagione divise da un solo punto, qualificandosi entrambe per la Coppa Uefa): i due big match si stavano quindi trascinando verso un doppio 0-0, quando al Comunale di Bergamo (non ancora Atleti Azzurri d'Italia) le contestazioni del pubblico di casa provocarono qualcosa di imprevisto. Alemao, metronomo del centrocampo azzurro, si portò una mano sulla testa camminando lentamente verso la linea di fondocampo: lo aveva centrato una monetina. Immediati i soccorsi dei sanitari, a partire dal massaggiatore del Napoli Salvatore Carmando: il brasiliano, superata l'iniziale paura, non sembrò in condizioni poi così preoccupanti.

 

Proprio Carmando, però, apparve decisamente in allarme e sembrò volerlo proteggere da enormi rischi. Alemao, che mai aveva perso la forza nelle gambe, uscito dal terreno di gioco cadde sull'erba di Bergamo. Le normative vigenti all'epoca parlavano chiaro: di fronte a simili episodi il risultato della partita era segnato e portava al 2-0 a tavolino. E, dopo l'ingresso in campo di Zola al posto di Alemao, così finì quella partita. La sensazione, suffragata addirittura dagli avvocati del Milan, era però diversa: il labiale di Carmando tradiva un chiaro "Buttati a terra", che sembrava suggerire una volontà di trasformare un brutto episodio in una circostanza da sfruttare a proprio vantaggio. Altra chiave di lettura fu che Carmando volesse chiedere al giocatore di stare a terra per poterlo medicare più agevolmente (Alemao era molto più alto di lui). Il massaggiatore per anni avrebbe professato la propria innocenza, affermando di essere stato genuinamente preoccupato per le condizioni del calciatore (concetto ribadito anche in una sua autobiografia del 2015). Diversa la versione dello stesso Alemao, più volte apparso infastidito dalle circostanze che lo consegnarono alla storia per un simile episodio. Curiosamente due anni dopo fu trasferito proprio all'Atalanta, e ammise di non aver sofferto poi così tanto per quella botta alla testa.

 

L'8 aprile 1990 fu una domenica di campionato che si concluse tra mille polemiche, proseguite per settimane e settimane: anche perché nel frattempo anche il Milan era uscito indenne da Bologna con un episodio molto controverso, un gol rossoblù di Marronaro non convalidato nonostante il pallone avesse ampiamente superato la linea di porta. Questo però non fu sufficiente a placare gli animi, o a dare l'immagine di una reciproca compensazione. Tanto che la monetina di Alemao diventò insieme a Maradona uno dei simboli di quello scudetto, poi effettivamente vinto dal Napoli. E da allora la "vittoria a tavolino automatica" in casi del genere fu abolita per sempre.

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MEDIASET - Accadde oggi: nel 1990 la monetina di Alemao

di Napoli Magazine

08/04/2024 - 10:47

NAPOLI - Napoli e Milan, Maradona e Van Basten, Bigon e Sacchi: nel 1990 questo era l'asse su cui si giocò l'assegnazione dello scudetto. Ma i destini della stagione cambiarono l'8 aprile, quando il Milan uscì indenne da Bologna (nonostante un gol fantasma dei rossoblù) e il Napoli era impegnato sul campo dell'Atalanta. Ma a Bergamo, sullo 0-0, una monetina caduta dagli spalti colpì in testa Alemao, cambiando la storia. Non solo di quel campionato.

 

Una lunga battaglia tra miliardari, decisa da una monetina da 100 lire. O, per chi ha poca dimestichezza con il vecchio conio, 5 centesimi. Tanti ne bastarono per spostare in maniera forse decisiva l'ago della bilancia tra due corazzate che trent'anni fa, nel 1990, si contendevano lo scudetto: Maradona, Careca, Carnevale e Zola da una parte, Van Basten, Baresi, Maldini e Massaro dall'altra. Erano il Napoli, smanioso di conquistare il suo secondo scudetto dopo la primizia del 1987, e il Milan di Sacchi campione d'Italia e d'Europa in carica. Quell'8 aprile i rossoneri, con tanto di tricolore stampato sul petto, si presentarono a Bologna forti di un punticino di vantaggio sui rivali partenopei: un tesoro importante, in un'epoca in cui la vittoria assegnava soli 2 punti e le corazzate del campionato italiano collezionavano una goleada dopo l'altra.

 

Ben pochi potevano immaginare che sull'altro "campo centrale" della domenica si sarebbe consumato un episodio storico, e destinato anche a cambiare alcune regole del calcio nostrano: il campo in questione era quello di Bergamo. Quell'Atalanta era una squadra di respiro europeo, esattamente come il Bologna (avrebbero finito la stagione divise da un solo punto, qualificandosi entrambe per la Coppa Uefa): i due big match si stavano quindi trascinando verso un doppio 0-0, quando al Comunale di Bergamo (non ancora Atleti Azzurri d'Italia) le contestazioni del pubblico di casa provocarono qualcosa di imprevisto. Alemao, metronomo del centrocampo azzurro, si portò una mano sulla testa camminando lentamente verso la linea di fondocampo: lo aveva centrato una monetina. Immediati i soccorsi dei sanitari, a partire dal massaggiatore del Napoli Salvatore Carmando: il brasiliano, superata l'iniziale paura, non sembrò in condizioni poi così preoccupanti.

 

Proprio Carmando, però, apparve decisamente in allarme e sembrò volerlo proteggere da enormi rischi. Alemao, che mai aveva perso la forza nelle gambe, uscito dal terreno di gioco cadde sull'erba di Bergamo. Le normative vigenti all'epoca parlavano chiaro: di fronte a simili episodi il risultato della partita era segnato e portava al 2-0 a tavolino. E, dopo l'ingresso in campo di Zola al posto di Alemao, così finì quella partita. La sensazione, suffragata addirittura dagli avvocati del Milan, era però diversa: il labiale di Carmando tradiva un chiaro "Buttati a terra", che sembrava suggerire una volontà di trasformare un brutto episodio in una circostanza da sfruttare a proprio vantaggio. Altra chiave di lettura fu che Carmando volesse chiedere al giocatore di stare a terra per poterlo medicare più agevolmente (Alemao era molto più alto di lui). Il massaggiatore per anni avrebbe professato la propria innocenza, affermando di essere stato genuinamente preoccupato per le condizioni del calciatore (concetto ribadito anche in una sua autobiografia del 2015). Diversa la versione dello stesso Alemao, più volte apparso infastidito dalle circostanze che lo consegnarono alla storia per un simile episodio. Curiosamente due anni dopo fu trasferito proprio all'Atalanta, e ammise di non aver sofferto poi così tanto per quella botta alla testa.

 

L'8 aprile 1990 fu una domenica di campionato che si concluse tra mille polemiche, proseguite per settimane e settimane: anche perché nel frattempo anche il Milan era uscito indenne da Bologna con un episodio molto controverso, un gol rossoblù di Marronaro non convalidato nonostante il pallone avesse ampiamente superato la linea di porta. Questo però non fu sufficiente a placare gli animi, o a dare l'immagine di una reciproca compensazione. Tanto che la monetina di Alemao diventò insieme a Maradona uno dei simboli di quello scudetto, poi effettivamente vinto dal Napoli. E da allora la "vittoria a tavolino automatica" in casi del genere fu abolita per sempre.

Fonte: Sport Mediaset