NAPOLI - Fare, rifare, strafare, apparare, cambiare, sopportare, segnare... VINCERE. Il Napoli vince, contro il Brescia. Napoli vince, contro chi dava già per spacciata la sua squadra. Vince lo stadio San Paolo, strapieno del match all’ora del brunch, vince il turno over chirurgico, strategico ma sul finale inevitabile di Ancelotti. Giocano tutti o quasi e tutti dimostrano di potercela fare. Di poter fare di meglio, certo, ma di potercela fare: Di Lorenzo, Rui, Elmas. Ma anche Luperto. E poi il Napoli ha Mertens. Che segna e a momenti arriva ai numeri in gol del Dios. E Manolas. E Llorente. E i soliti noti. Segna, raddoppia, si vede il gol annullato - per fortuna evento questo ambo squadre- e segna ancora, sullo scoccare del primo tempo. Nel secondo recupera su fenomeni che hanno fatto tremare Fuorigrotta e Napoli: gol degli avversari, ammonizioni, cambi forzati per infortuni non calcolati, rogiti negati. Coppie inedite nel duo centrale di difesa che se i tifosi non sono morti di crepacuore oggi, possono pure strapparlo il testamento che tanto sono immortali. Ma il Napoli c’è è ferma la fuga delle due che lo precedono, si rincolla al suo posto tra le tre che si giocheranno questo campionato che forse, dopo anni, non avrà un vincitore scontato, dopo essere stato chiaramente aiutato, ma sarà invece aperto, giocabile, oseremo dire imprevedibile, così come è il Napoli che quasi pareggia a Torino, vince in Champions e a Lecce, perde col Cagliari, incassa il gol di Balotelli ma vince col Brescia. Imprevedibile insomma. Roba che tra tecnicismi, cambi, rivoluzioni, volute o dovute, e pensieri da allenatori mancati, ci sarà da divertirsi perché in fondo, il senso è questo: divertirsi. È in questo il Napoli tutto è maestro.