Calcio
FIGC - L'ex presidente Abete: "La Superlega è un segnale di debolezza di club in difficoltà economica"
19.04.2021 21:33 di Redazione

Giancarlo Abete, ex presidente della Figc (tra le altre cose), è intervenuto in diretta in Marte Sport Live su Radio Marte per parlare del caso-Superlega: "La creazione di questa Lega purtroppo non mi sorprende ed è un'accelerazione delle dinamiche economiche legate al calcio. Si spiegano anche in questo modo il blocco in Lega calcio rispetto al discorso dei fondi per i diritti tv. In ogni caso, per quanto giustamente l'Uefa e le Federazioni considerano quella dei 12 club firmatari una presa di posizione forte e arrogante, per me è da interpretare come invece un segnale di debolezza, trasferendo la complessità e la difficoltà dei propri bilanci economico-finanziari. Neanche il lancio del nuovo format della Champions a 36 squadre ha evidentemente colmato queste loro lacune, non risolvendo i problemi dei loro conti. La questione per me è un'altra: invece di aumentare i ricavi, le società in difficoltà economica dovrebbero contenere i costi, anche sulla scorta della crisi mondiale amplificata dalla pandemia". Abete a Radio Marte dice la sua anche sul rischio di giocare Mondiali e gli Europei senza i giocatori dei 12 club firmatari. "Non so e non credo che si arrivi a questo. Mi spiego: c'è stata, giustamente, una reazione importante e compatta sia da parte delle istituzioni calcistiche che da parte dei governi dei paesi interessati. Tuttavia lo scontro non farebbe bene a nessuno. Questa situazione va governata, va aperto un dialogo dopo questo botta e risposta durissimo. Non è interesse di nessuno arrivare a uno scontro frontale: giocare un Mondiale o un Europeo senza i protagonisti significherebbe fare un torto al movimento calcio, ne perderebbero le stesse istituzioni che ora provano a difendere la loro giusta posizione. Inoltre, secondo il mio parere, senza club tipo Bayern, Psg e Borussia Dortmund, ovvero senza due dei cinque paesi calcistici più importanti in Europa, il potere contrattuale è debole e la loro iniziativa, ribadisco, è una mossa dettata per trasferire le difficoltà strutturali evidentemente non componibili con lo stato attuale delle competizioni calcistiche. Invece devono prevalere i valori di sana competizione, meritocrazia, universalità e trasversalità del calcio e per questo che va avviato un dialogo. Rispedire senza dubbio al mittente l'ipotesi della Superlega ma poi trarre un punto di incontro. Diversamente, a mio modo di vedere, ne perderebbe il prodotto calcio e ci sarebbero danni concreti anche per i soggetti che in questa disputa sono dalla parte della ragione". Uno degli effetti della Superlega sarebbe lo svilimento ulteriore dei campionati nazionali: "Bisogna vedere cosa accade: di certo mi pare di capire che i membri della Superlega non vogliano assolutamente rinunciare ai campionati domestici che peraltro producono utili molto importanti. Si pensi alla Premier League, che già di per sè garantisce introiti milionari notevoli e anche superiori come fatturato alla ipotetica Superlega. Del resto questa mossa dei club firmatari è tesa a creare un'alternativa alla Champions e non ai campionati, volendo rivendicare una centralità che forse pensano di non avere in seno all'Uefa. Ma nessuno può fare meno delle competizioni domestiche. Dopo questo durissima contrapposizione, la strada da intraprendere, ripeto, è quella del dialogo"

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FIGC - L'ex presidente Abete: "La Superlega è un segnale di debolezza di club in difficoltà economica"

di Napoli Magazine

19/04/2024 - 21:33

Giancarlo Abete, ex presidente della Figc (tra le altre cose), è intervenuto in diretta in Marte Sport Live su Radio Marte per parlare del caso-Superlega: "La creazione di questa Lega purtroppo non mi sorprende ed è un'accelerazione delle dinamiche economiche legate al calcio. Si spiegano anche in questo modo il blocco in Lega calcio rispetto al discorso dei fondi per i diritti tv. In ogni caso, per quanto giustamente l'Uefa e le Federazioni considerano quella dei 12 club firmatari una presa di posizione forte e arrogante, per me è da interpretare come invece un segnale di debolezza, trasferendo la complessità e la difficoltà dei propri bilanci economico-finanziari. Neanche il lancio del nuovo format della Champions a 36 squadre ha evidentemente colmato queste loro lacune, non risolvendo i problemi dei loro conti. La questione per me è un'altra: invece di aumentare i ricavi, le società in difficoltà economica dovrebbero contenere i costi, anche sulla scorta della crisi mondiale amplificata dalla pandemia". Abete a Radio Marte dice la sua anche sul rischio di giocare Mondiali e gli Europei senza i giocatori dei 12 club firmatari. "Non so e non credo che si arrivi a questo. Mi spiego: c'è stata, giustamente, una reazione importante e compatta sia da parte delle istituzioni calcistiche che da parte dei governi dei paesi interessati. Tuttavia lo scontro non farebbe bene a nessuno. Questa situazione va governata, va aperto un dialogo dopo questo botta e risposta durissimo. Non è interesse di nessuno arrivare a uno scontro frontale: giocare un Mondiale o un Europeo senza i protagonisti significherebbe fare un torto al movimento calcio, ne perderebbero le stesse istituzioni che ora provano a difendere la loro giusta posizione. Inoltre, secondo il mio parere, senza club tipo Bayern, Psg e Borussia Dortmund, ovvero senza due dei cinque paesi calcistici più importanti in Europa, il potere contrattuale è debole e la loro iniziativa, ribadisco, è una mossa dettata per trasferire le difficoltà strutturali evidentemente non componibili con lo stato attuale delle competizioni calcistiche. Invece devono prevalere i valori di sana competizione, meritocrazia, universalità e trasversalità del calcio e per questo che va avviato un dialogo. Rispedire senza dubbio al mittente l'ipotesi della Superlega ma poi trarre un punto di incontro. Diversamente, a mio modo di vedere, ne perderebbe il prodotto calcio e ci sarebbero danni concreti anche per i soggetti che in questa disputa sono dalla parte della ragione". Uno degli effetti della Superlega sarebbe lo svilimento ulteriore dei campionati nazionali: "Bisogna vedere cosa accade: di certo mi pare di capire che i membri della Superlega non vogliano assolutamente rinunciare ai campionati domestici che peraltro producono utili molto importanti. Si pensi alla Premier League, che già di per sè garantisce introiti milionari notevoli e anche superiori come fatturato alla ipotetica Superlega. Del resto questa mossa dei club firmatari è tesa a creare un'alternativa alla Champions e non ai campionati, volendo rivendicare una centralità che forse pensano di non avere in seno all'Uefa. Ma nessuno può fare meno delle competizioni domestiche. Dopo questo durissima contrapposizione, la strada da intraprendere, ripeto, è quella del dialogo"