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MR Z - Caro ADL, conferma Callejon!
04.08.2020 16:51 di Redazione

NAPOLI - Ci sono momenti e situazioni – casi rari ed estremi, beninteso - tra le storie che il calcio ci regala che arrivano a far intenerire perfino un vecchio bucaniere come me che ne ha viste e sentite di tutti i colori da quando, tanti decenni fa, cominciò ad amare questo sport. E allora vi domando: che cosa avete provato nel vedere José María Callejón Bueno da Motril, con il suo baffetto da sparviero che lo accomuna a uno dei tanti protagonisti di un film di Zorro, quasi inginocchiarsi al termine della partita con la Lazio, sfiorare delicatamente l’erba del San Paolo con una mano e mandarle un bacio? Lo dico subito, io mi sono commosso. Il calcio troppo spesso è considerato uno sport nel quale i sentimenti vengono sempre dietro e dopo gli interessi. Abbiamo avuto negli ultimi anni esempi di personaggi di questo mondo che davanti all’idea di andare a sottoscrivere un contratto più conveniente si sono dimenticati in un nanosecondo del colore azzurro della maglia che tante volte avevano ostentatamente baciato, battendosi la mano sul cuore e giurando amore eterno con i gesti e con le parole. Ancor oggi nella squadra in cui gioca, per qualche giorno ancora, Callejon albergano sentimenti ben diversi da quelli che lo spagnolo ha evidenziato in una maniera così umana. Quel gesto semplice e spontaneo, però, dice tutto. Racconta di un amore vero, di un amore che questo calciatore nutre non solo nei confronti della maglia che indossa e che ha sempre indossato con onore e con massima dedizione, ma che è anche rivolto nei confronti dei tifosi e dell’intera città. Dopo sette anni in cui Callejon ha vissuto da napoletano e si è sentito, assieme alla sua famiglia, napoletano nella mente e nel cuore, deve ora andar via. Al momento non ha altri contratti sul tavolo da poter firmare. Si fermerà, forse, o più probabilmente troverà un’altra squadra pronta a ingaggiarlo e a farsi consegnare da lui ogni giorno quel contributo di lavoro, di serietà, di attaccamento che onestamente non è più tanto facile da trovare nel mondo del pallone. Sorge spontanea una domanda: ma non si poteva fare proprio nulla per trattenerlo ancora un paio di anni, come chiedeva e come sperava? Callejon si deve considerare un calciatore ormai finito, una scarpa vecchia da buttare via, una macchina gravata da troppi chilometri da rottamare senza indugio? E’ possibile che Aurelio De Laurentiis non abbia voluto fare uno sforzo di riconoscenza e dare ancora fiducia a quest’uomo che ha sempre dimostrato di voler una cosa soltanto, il bene della squadra? Non so se ci siano ancora margini di manovra. Ma se così fosse non si può non rivolgere un appello al presidente: teniamo ancora con noi José María Callejón Bueno. Siamo certi che continuerà ad essere il calciatore che abbiamo sempre ammirato, il primo ad arrivare sul campo di allenamento e l’ultimo ad andar via. Un esempio per tutti i compagni di squadra. 

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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di Napoli Magazine

04/08/2024 - 16:51

NAPOLI - Ci sono momenti e situazioni – casi rari ed estremi, beninteso - tra le storie che il calcio ci regala che arrivano a far intenerire perfino un vecchio bucaniere come me che ne ha viste e sentite di tutti i colori da quando, tanti decenni fa, cominciò ad amare questo sport. E allora vi domando: che cosa avete provato nel vedere José María Callejón Bueno da Motril, con il suo baffetto da sparviero che lo accomuna a uno dei tanti protagonisti di un film di Zorro, quasi inginocchiarsi al termine della partita con la Lazio, sfiorare delicatamente l’erba del San Paolo con una mano e mandarle un bacio? Lo dico subito, io mi sono commosso. Il calcio troppo spesso è considerato uno sport nel quale i sentimenti vengono sempre dietro e dopo gli interessi. Abbiamo avuto negli ultimi anni esempi di personaggi di questo mondo che davanti all’idea di andare a sottoscrivere un contratto più conveniente si sono dimenticati in un nanosecondo del colore azzurro della maglia che tante volte avevano ostentatamente baciato, battendosi la mano sul cuore e giurando amore eterno con i gesti e con le parole. Ancor oggi nella squadra in cui gioca, per qualche giorno ancora, Callejon albergano sentimenti ben diversi da quelli che lo spagnolo ha evidenziato in una maniera così umana. Quel gesto semplice e spontaneo, però, dice tutto. Racconta di un amore vero, di un amore che questo calciatore nutre non solo nei confronti della maglia che indossa e che ha sempre indossato con onore e con massima dedizione, ma che è anche rivolto nei confronti dei tifosi e dell’intera città. Dopo sette anni in cui Callejon ha vissuto da napoletano e si è sentito, assieme alla sua famiglia, napoletano nella mente e nel cuore, deve ora andar via. Al momento non ha altri contratti sul tavolo da poter firmare. Si fermerà, forse, o più probabilmente troverà un’altra squadra pronta a ingaggiarlo e a farsi consegnare da lui ogni giorno quel contributo di lavoro, di serietà, di attaccamento che onestamente non è più tanto facile da trovare nel mondo del pallone. Sorge spontanea una domanda: ma non si poteva fare proprio nulla per trattenerlo ancora un paio di anni, come chiedeva e come sperava? Callejon si deve considerare un calciatore ormai finito, una scarpa vecchia da buttare via, una macchina gravata da troppi chilometri da rottamare senza indugio? E’ possibile che Aurelio De Laurentiis non abbia voluto fare uno sforzo di riconoscenza e dare ancora fiducia a quest’uomo che ha sempre dimostrato di voler una cosa soltanto, il bene della squadra? Non so se ci siano ancora margini di manovra. Ma se così fosse non si può non rivolgere un appello al presidente: teniamo ancora con noi José María Callejón Bueno. Siamo certi che continuerà ad essere il calciatore che abbiamo sempre ammirato, il primo ad arrivare sul campo di allenamento e l’ultimo ad andar via. Un esempio per tutti i compagni di squadra. 

 

 

Mario Zaccaria

 

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