NAPOLI - Una bella vittoria, una brutta sconfitta (chiamiamola dramma, che è meglio) e un oramai pareggio incredibilmente trasformato in vittoria: se il buongiorno si vede dal mattino, il 2021 si avvia già ad essere abbondantemente l’anno dell’altalena di questo Napoli. Chiariamo: l’altalenanza dei risultati finali delle prime tre partire (Cagliari-Spezia-Udinese) dell’anno della rinascita, poco o quasi nulla, ha a che fare con le prestazioni del Napoli che in realtà, almeno nelle ultime due gare, sono state decisamente deludenti, per non dire peggio. Il Napoli orfano di Mertens che ad Udine vince passando dallo 0-1 all’1-1 e infine all’1-2, grazie alla testa - letteralmente - di Bakayoko, è un Napoli che di certo lascia aperti tanti, tantissimi interrogativi. Ri-chiariamo, a scanso di ogni equivoco: tre punti sono tre punti, comunque li si conquistino, primo gol di un giocatore in maglia azzurra al 90’, compreso, perciò non è della forma che ivi si discute, quanto piuttosto della sostanza. Ecco, appunto: qual è la sostanza di questo Napoli, se di sostanza ve n’è? A palla ferma - e per fortuna che si è fermata, verrebbe da dire - la tensione si dissipa e al suo posto arrivano gli interrogativi che già guardano alla prossima di partita, quella del lunch match domenicale contro la Fiorentina in casa di Maradona e prima ancora (ma qui gli animi un po’ si calmano, un poco almeno) a quella del mercoledì precedente (ancora nel tempio di Dios) di Coppa Italia contro l’Empoli. Ecco, è al futuro che bisognerebbe guardare, che finché si vince per scaramanzia si commenta “partita per partita”. Ma che succede quando si vince per un soffio senza (ahinoi) particolare merito? O peggio ancora quando si esce amaramente sconfitti mentre si era in vantaggio di gol e giocatori? Ecco. Questa è la sostanza. Che speriamo si adegui presto alla forma di una Napoli che alla fine la spunta. Per grazia ricevuta.