Un effetto certo il 3-2 in rimonta del Milan sul campo del Lecce ce l'ha: per Sergio Conceiçao sarà una settimana almeno un pizzico più serena delle ultime. Non troppo, il suo Diavolo ha mostrato gravi lacune anche al Via del Mare, ma se i rossoneri sono tornati al successo nella serata in cui sembravano aver toccato il fondo è perché i giocatori, spesso nell'occhio del ciclone, hanno mostrato carattere e orgoglio. Insomma, quando tutto sembrava pronto per una facile deriva, anziché abbandonare il capitano alla sua nave, chi doveva reagire ha dato segnali di vita: il gruppo, nella difficoltà piena, sta con il proprio comandante. Non era scontato.
Non era scontato perché uno dei più attivi è stato Rafael Leao, lasciato a scaldare la panchina nei primi quarantacinque minuti in Salento. Non lo era perché in un momento in cui la tifoseria più calda si è un po' distaccata da giocatori e club, cantando "solo per la maglia", e la società sembra già pensare al prossimo futuro tecnico e dirigenziale, con la squadra sotto due a zero qualcuno avrebbe potuto prendere la via più facile: mollare, e arrivederci. Non lo ha fatto Hernandez, uno dei più incisivi almeno in fase offensiva fin dal primo minuto, non lo ha fatto Reijnders e non lo ha fatto soprattutto Pulisic, smentendo anche sul campo le malelingue su un suo presunto brutto rapporto con l'allenatore. E invece proprio Capitan America ha guidato insieme a Leao la rimonta vittoriosa di Lecce.
E ora? Il Milan è guarito? Il campo ha detto tutt'altro e il fatto che le più belle vittorie dei rossoneri con Conceiçao siano arrivato con un all-in tattico più che con una identità di gioco chiara e precisa ne sono una conferma. Rispetto a pochi giorni fa però c'è almeno la certezza dell'unità di intenti. Ora starà al tecnico e al suo staff risolvere con il lavoro sul campo degli evidenti limiti di equilibrio e fase difensiva, sempre troppo passiva per poter ambire a qualcosa di più.
di Napoli Magazine
09/03/2025 - 10:53
Un effetto certo il 3-2 in rimonta del Milan sul campo del Lecce ce l'ha: per Sergio Conceiçao sarà una settimana almeno un pizzico più serena delle ultime. Non troppo, il suo Diavolo ha mostrato gravi lacune anche al Via del Mare, ma se i rossoneri sono tornati al successo nella serata in cui sembravano aver toccato il fondo è perché i giocatori, spesso nell'occhio del ciclone, hanno mostrato carattere e orgoglio. Insomma, quando tutto sembrava pronto per una facile deriva, anziché abbandonare il capitano alla sua nave, chi doveva reagire ha dato segnali di vita: il gruppo, nella difficoltà piena, sta con il proprio comandante. Non era scontato.
Non era scontato perché uno dei più attivi è stato Rafael Leao, lasciato a scaldare la panchina nei primi quarantacinque minuti in Salento. Non lo era perché in un momento in cui la tifoseria più calda si è un po' distaccata da giocatori e club, cantando "solo per la maglia", e la società sembra già pensare al prossimo futuro tecnico e dirigenziale, con la squadra sotto due a zero qualcuno avrebbe potuto prendere la via più facile: mollare, e arrivederci. Non lo ha fatto Hernandez, uno dei più incisivi almeno in fase offensiva fin dal primo minuto, non lo ha fatto Reijnders e non lo ha fatto soprattutto Pulisic, smentendo anche sul campo le malelingue su un suo presunto brutto rapporto con l'allenatore. E invece proprio Capitan America ha guidato insieme a Leao la rimonta vittoriosa di Lecce.
E ora? Il Milan è guarito? Il campo ha detto tutt'altro e il fatto che le più belle vittorie dei rossoneri con Conceiçao siano arrivato con un all-in tattico più che con una identità di gioco chiara e precisa ne sono una conferma. Rispetto a pochi giorni fa però c'è almeno la certezza dell'unità di intenti. Ora starà al tecnico e al suo staff risolvere con il lavoro sul campo degli evidenti limiti di equilibrio e fase difensiva, sempre troppo passiva per poter ambire a qualcosa di più.