Tiemoue Bakayoko, ex calciatore di Milan e Napoli, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del quotidiano L’Equipe: "Dopo la stagione al Napoli sono tornato al Milan, che mi aveva corteggiato, sempre in prestito. Credo che mi volessero, ma non l’allenatore. La prima stagione ho giocato un po’. Ho dato il mio contributo, ma non mi sento un campione d'Italia. A fine stagione ero combattuto. Io e la mia famiglia avevamo trovato una casa ed è bello rimanere con lo stesso club per due anni di fila. Ma sentivo di non far parte del progetto. Stavo cercando altrove, ma non riuscivo a trovare quello che cercavo. Mi sono dato tempo fino alla finestra di trasferimento invernale. L’allenatore mi ha detto che non contava troppo su di me e questo è stato uno schiaffo al mio ego! Avevo delle possibilità, ma i club non potevano permettersi il mio stipendio. Ero disposto a fare uno sforzo, ma non a dividerlo per due o tre. Così arrivo a fine stagione, spesso in gruppo, ma senza entrare in campo (tre spezzoni di partita). Avrei preferito rimanere a casa con i miei figli, a guardare le partite in TV. L’unico rimpianto della mia carriera è questo prestito di due anni: avrei dovuto firmare solo per un anno".
di Napoli Magazine
18/02/2024 - 14:26
Tiemoue Bakayoko, ex calciatore di Milan e Napoli, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del quotidiano L’Equipe: "Dopo la stagione al Napoli sono tornato al Milan, che mi aveva corteggiato, sempre in prestito. Credo che mi volessero, ma non l’allenatore. La prima stagione ho giocato un po’. Ho dato il mio contributo, ma non mi sento un campione d'Italia. A fine stagione ero combattuto. Io e la mia famiglia avevamo trovato una casa ed è bello rimanere con lo stesso club per due anni di fila. Ma sentivo di non far parte del progetto. Stavo cercando altrove, ma non riuscivo a trovare quello che cercavo. Mi sono dato tempo fino alla finestra di trasferimento invernale. L’allenatore mi ha detto che non contava troppo su di me e questo è stato uno schiaffo al mio ego! Avevo delle possibilità, ma i club non potevano permettersi il mio stipendio. Ero disposto a fare uno sforzo, ma non a dividerlo per due o tre. Così arrivo a fine stagione, spesso in gruppo, ma senza entrare in campo (tre spezzoni di partita). Avrei preferito rimanere a casa con i miei figli, a guardare le partite in TV. L’unico rimpianto della mia carriera è questo prestito di due anni: avrei dovuto firmare solo per un anno".