L’ex attaccante, ora dirigente del Milan, Zlatan Ibrahimovic, ha parlato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole: “Se a Torino sono andato a parlare nello spogliatoio? C’è un allenatore: se posso aiutare senza disturbarlo, lo faccio. Ma non puoi andare sopra l’allenatore, lo metteresti solo in difficoltà. Io posso essere più amico di lui che dei giocatori, ma resto sempre Ibra, con l’esperienza di Ibra. Prima avevo solo una modalità strong; col tempo ho imparato che, per entrare nella testa dei giocatori, a volte devi essere più soft. E devi insistere. Leao? Allora, a Torino ero nello spogliatoio. Erano tutti arrabbiati — tutti — anche Allegri, perché si poteva vincere. E anche Leao, che aveva sbagliato due gol. Ricordiamoci che durante la preparazione era il migliore, poi è stato fuori due mesi: ora deve tornare in forma. Chiaro che ci aspettiamo la magia, perché Leao è magia! È ovvio che parleremo sempre di lui, perché è uno dei giocatori più forti al mondo. E non lo dico per marketing, ma perché ho giocato a calcio. L’ho visto ragazzino, adesso ha due figli: è un percorso. Dicono che ha già 26 anni, ma io sono diventato maturo a 28. E comunque, quando abbiamo vinto lo scudetto, posso dire che lo ha vinto da solo. Avversari per lo scudetto? Non guardo gli altri, ma non per arroganza: se dipendo dagli altri, vuol dire che non sono abbastanza forte. Devo diventare forte io, e gli altri devono guardare me. Se credo che possiamo vincere il campionato? Sì, dobbiamo crederci tutti. Ma è un processo, è un lavoro di team”.
di Redazione
10/10/2025 - 11:57
L’ex attaccante, ora dirigente del Milan, Zlatan Ibrahimovic, ha parlato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole: “Se a Torino sono andato a parlare nello spogliatoio? C’è un allenatore: se posso aiutare senza disturbarlo, lo faccio. Ma non puoi andare sopra l’allenatore, lo metteresti solo in difficoltà. Io posso essere più amico di lui che dei giocatori, ma resto sempre Ibra, con l’esperienza di Ibra. Prima avevo solo una modalità strong; col tempo ho imparato che, per entrare nella testa dei giocatori, a volte devi essere più soft. E devi insistere. Leao? Allora, a Torino ero nello spogliatoio. Erano tutti arrabbiati — tutti — anche Allegri, perché si poteva vincere. E anche Leao, che aveva sbagliato due gol. Ricordiamoci che durante la preparazione era il migliore, poi è stato fuori due mesi: ora deve tornare in forma. Chiaro che ci aspettiamo la magia, perché Leao è magia! È ovvio che parleremo sempre di lui, perché è uno dei giocatori più forti al mondo. E non lo dico per marketing, ma perché ho giocato a calcio. L’ho visto ragazzino, adesso ha due figli: è un percorso. Dicono che ha già 26 anni, ma io sono diventato maturo a 28. E comunque, quando abbiamo vinto lo scudetto, posso dire che lo ha vinto da solo. Avversari per lo scudetto? Non guardo gli altri, ma non per arroganza: se dipendo dagli altri, vuol dire che non sono abbastanza forte. Devo diventare forte io, e gli altri devono guardare me. Se credo che possiamo vincere il campionato? Sì, dobbiamo crederci tutti. Ma è un processo, è un lavoro di team”.